Enogastronomia a Caserta
Dal punto di vista enogastronomico la provincia di Caserta è forse un po’ sopravanzata dal culto di Napoli, che della Campania rappresenta il territorio dell’invenzione e della massima fantasia. E Napoli è la città che si nomina quando si parla della cucina di queste parti. Eppure anche Caserta vanta le proprie specialità e soprattutto il suo territorio si mostra particolarmente fertile e produttivo.
Campania Felix
È situata proprio nel casertano quella porzione della regione che gli antichi Romani chiamavano Campania Felix, felice o fortunata che dir si voglia. Una terra per lo più pianeggiante arricchita dai rilievi del Matese e dalle loro fortune agricole, attraversata dal Volturno, resa particolarmente fertile dal clima mite e dall’azione dei sedimenti vulcanici prodotti dal complesso del Roccamonfina e dei Campi Flegrei che partendo dal nord-ovest napoletano si spingono fino alla provincia di Caserta.
Sebbene la gastronomia della provincia possa alcune volte sentirsi offuscata dall’esuberanza, nella regione Campania, dalla nomea di Napoli, con la città partenopea che nelle descrizioni della cucina regionale spesso appare come sinonimo di “Campania”, qui nel casertano la matrice culinaria è forse più incline alle specialità “di terra” piuttosto che a quelle marinare. Eppure, in una terra che prende grandemente spunto dalle tradizioni contadine, non mancano piatti altamente scenografici come le lasagne di carnevale o il sartù di riso, che della cucina povera non fa parte. Sarà forse per la prossimità della Reggia di Caserta, una tra le più magnifiche d’Europa.
Gnocchi e tagliolini
Nella cucina tipica del casertano i primi piatti sono di solito a base di pasta fatta in casa, con gli gnocchi e i tagliolini a primeggiare su tutti, ma anche di legumi. Mentre i secondi piatti vengono solitamente preparati con carni di produzioni locali e cucinati in differenti modi. Fra i piatti della tradizione, che caratterizzano la cucina del casertano, e che traggono ancora una volta spunto dalla sua terra e dall’inclinazione che la Campania Felix ha con la pastorizia, ecco le salsicce di polmone condite con i piccanti peperoncini locali. Molto buone e al contempo caratteristiche sono le acciughe in vasetto, il casatiello, i fagioli alla carrettiera e le zite. Tra i dolci non si possono dimenticare i panzarotti. E poi l’olio. Quella che si ritrova nella provincia di Caserta è una produzione davvero eccellente che tuttavia ancora non gode del riconoscimento della Denominazione d’Origine Protetta.
I vini
Del beneficio delle ceneri vulcaniche presenti nella zona godono anche i vigneti. Fra i vini da pasto si segnalano gli ottimi Bianco d'Alife, il Conca Mondragone e ancora il vino dei Campi Flegrei e il Pallagrello. Non sono da meno le Doc Asprinio di Aversa, Galluccio e Falerno del Massico. L’Indicazione Geografica Tipica si fa largo con il Roccamonfina e il Terre del Volturno. Riguardo all’Asprinio ne ha scritta una delle sue Mario Soldati, e non si può perdere l’occasione di citarlo, scrittore che ha definito l’Asprinio casertano un “grande piccolo vino”. Di questo bianco secco il Soldati ha più diffusamente detto, tornando a sognarne sapore e consistenza, “e come era difficile trovargli fratelli, cugini, parenti anche lontani [...] Non c'è bianco al mondo così assolutamente secco come l’Asprinio: nessuno che non si può immaginare se non lo si gusta”. La Doc Aversa Asprinio è assegnata solo nelle province di Caserta e Napoli. Il vino è tipico dell’Agro Aversano. La sua origine pare molto antica. Nel periodo normanno il cantiniere di corte di Roberto d’Angiò, Louis Pierrefeu, riconobbe nelle pendici aversane un terreno perfetto per l’impianto di viti che fornissero alla corte normanna una ricca riserva di spumanti. Utilizzò il tronco dei pioppi, lì numerosi, per fare da sostegno ai tralci di vite permettendo loro di crescere in altezza e svilupparsi a festoni, ciò che appunto caratterizza la produzione dell’Asprinio. Questo metodo viene chiamato “vite maritata” in quanto il pioppo, su cui la vite poggia, fa da “marito” e consente al tralcio di innalzarsi addirittura fino a 10-15 metri. L’Asprinio è un vino da pasto che si preferisce servito a temperatura fra i 10 e i 12 gradi centigradi. Esiste anche la tipologia spumante, prodotta nel doppio tipo “demi-sec” e “brut”, entrambe a perlage sottile e profumo elegante. Tutti e tre si accompagnano a meraviglia con antipasti freddi, tartine, stuzzichini, piatti di pesce, crostacei e molluschi.
Mele, castagne e mozzarelle
Da non dimenticare le castagne, la cui pianta quasi invade le zone di montagna dando frutti ottimi quanto pregiati, e le mele annurca, punto d’orgoglio delle colture della provincia, frutto eccellente per proprietà organolettiche e persino curative dalla polpa bianca e croccante, che pure si prestano magnificamente alle applicazioni culinarie. Ad esempio con le mele annurca ben miscelate a noci, carote, insalata, formaggio, limone, pepe e maionese da queste parti si preparano ottimi antipasti. E ancora si fanno le mele annurca alla griglia, al forno o come farcitura di specialissime crépes.
Per finire citiamo la buonissima mozzarella di bufala di Mondragone, davvero un fiore all’occhiello della gastronomia casertana. Il termine mozzarella risale a qualche secolo addietro. Si ritrova, forse per la prima volta, citato in un libro di cucina, pubblicato nel 1570, di Bartolomeo Scappi, cuoco alla corte papale e lungimirante antesignano della tecnica di cucina, Lo Scappi nomina le mozzarelle insieme a un elenco di altri alimenti che andava suggerendo: “…capo di latte, butirro fresco, ricotte fiorite, mozzarelle fresche et neve di latte…”. Ora, la desinenza –ella, come –uccia o –ina, mostra che doveva probabilmente trattarsi di una forma diminutiva, forse persino con accezione negativa, come l’insulto “mozzarella” per “pappamolla” avrebbe poi detto - della parola “mozza” (nominata per la prima volta almeno un centinaio d’anni prima di “mozzarella”) nel significato di “provatura” e cioè “provola”, in riferimento al modo in cui, a mano, si mozzava la pasta. Questo chiarirebbe la specifica sopra citata dello Scappi “mozzarelle fresche”, altrimenti per noi incomprensibile, giacché una mozzarella è per noi solamente fresca. La mozzarella era all’origine un sottoprodotto della provola, poco richiesta, mal considerata a causa della difficile conservazione e anche della vendita, date le peculiari caratteristiche di freschezza che deve rispettare, e quindi destinata a un circuito ristretto.
Artigianato a Caserta
La Campania ha una consolidata tradizione artigianale. Una serie di attività, legate appunto all’artigianato e diffuse sul territorio, si trovano ancora oggi in provincia di Caserta. In questo panorama San Leucio e la sua Real Colonia sono forse le punte di diamante per i veli di seta. Non da meno sono le ceramiche, che ben si difendono dalle altre produzioni, e gli intrecciati realizzati con il vimini.
Caserta artigiana
Fu Ferdinando iv di Borbone a volere la Real Colonia di San Leucio, piccolo nucleo in cui avviare la manifattura della seta. San Leucio è una frazione dell’odierna città di Caserta e la sua Real Colonia segnò nel 1789 la data d’inizio ufficiale, e certa, della lavorazione dei veli di seta a cui seguì quella dei drappi di seta. Manifattura per la verità iniziata in quel paese già da qualche anno prima. Il materiale per la produzione proveniva in un primo tempo da bachi domestici, allevati cioè dai contadini nelle case. Tuttavia, dagli originari e pochi filatoi e telai dei primi tempi ben presto la produzione, incoraggiata dalle richieste della corte, incrementò. Si decise quindi di costruire una vera e propria filanda di più ampie dimensioni. È questa l’origine della lavorazione artigianale della seta di San Leucio che dura tutt’oggi benché la produzione della seta, cioè la filatura e l’allevamento dei bachi, sono scomparsi. Gli artigiani locali lavorano oggi damaschi, broccati e tessuti jacquard concepiti per l’arredamento. Oggi i telai utilizzati sono per lo più meccanizzati, restano tuttavia lavorazioni e rifiniture manuali. In ogni caso, il possesso di un San Leucio nella propria collezione è motivo d’orgoglio e di distinzione.
Ceramica
Una consolidata tradizione, che affonda le sue radici nella storia, la si ritrova soprattutto nell’artigianato artistico dalle parti di Alife, grosso paese, o forse meglio dire cittadina, interessante da visitare anche per la cerchia quadrilatera delle mura romane. Ad Alife la produzione delle ceramiche risale probabilmente all’epoca sannita. Importante, nella cittadina di Alife, è il centro storico con il Criptoportico di età romana, una galleria di forma rettangolare lunga più di cento metri ancora oggi quasi perfettamente conservata. La produzione delle ceramiche contraddistingue anche altri centri, piccoli borghi nei quali questa forma artigianale sopravvive, tra cui Pietramelara. Qui, ad esempio, troviamo la bottega d'arte “Le Ceramiche” (Via Croci, 51 - tel. 0823644052) che si distingue per la qualità delle lavorazioni. Anche a San Clemente di Galluccio antiche botteghe artigiane mostrano ancora una certa vitalità nella produzione di ceramiche e maioliche alquanto raffinate. Si tratta di botteghe che, ancora oggi, testimoniano una storia che ci riporta indietro nel tempo fino all’epoca preromana.
Rame e vimini
Tra le altre produzioni artigianali, a Marzano Appio, per esempio, paese che dista soli dieci minuti da La Starza, si producono ormai da secoli botti, tinozze, panieri e sporte.
Lavori in rame e vetrate artistiche sono invece una specialità di Roccamonfina. Si tratta di opere realizzate nello scenario molto accattivante della Riserva Naturale e del vulcano. La maestria di fabbri e falegnami pronti a elaborare intarsi con grande competenza, o ancora la lavorazione di ramai e fabbri è ancora presente in paesi come Gioia Sannitica, Piedimonte Matese, Rocca Romana e Galluccio.
Nei comuni di Marzano Appio e Letino, di Raviscanina, Tora e Piccilli, sebbene siano rimasti in pochi, sono ancora attivi gli artigiani esperti nella lavorazione del vimini dal quale, intrecciandolo, si ricavano cesti delle forme e dalle dimensioni più svariate.
A Letino si lavora ancora il tipico costume locale, arricchito di ricami e pizzi fatti a mano dalle donne del posto. E anche a Prata Sannita, nonché a Sant’Angelo d'Alife, trova una certa diffusione l’arte del ricamo e dell'uncinetto. A Gallo Matese, infine, dura ancora oggi la preziosa lavorazione a tombolo. Tale lavorazione consente di produrre un tipico pizzo, caratteristico per la particolare elaborazione dei suoi ricami, tutt’oggi considerato unico nel suo genere.
Sport e natura a Caserta
Sono davvero numerose, nel casertano, i parchi e le riserve naturali cui è deputato il compito di salvaguardare un territorio che purtroppo conosce, come del resto buona parte d’Italia, i danni causati dall’aggressività della speculazione edilizia. Ma qui ci troviamo al centro di vere e proprie oasi in alcune delle quali, come sul massiccio del Matese, non sono pochi gli sport cui è possibile dedicarsi.
Il Massiccio del Matese
Il Matese deriva il suo nome dal termine Mathesium, toponimo probabilmente in uso in età preromana, poiché già allora il massiccio rivestiva una notevole importanza difensiva non meno che economica. Per i Romani, giunti qui in seguito, il massiccio assunse anche il nome di Tifernus Mons. Il Massiccio del Matese si eleva su una superficie che supera i 1000 chilometri quadrati ed è circoscritto dal corso dei fiumi Volturno, Biferno, Tammaro e Calore che gli scorrono attorno e lo circondano. Ancora, l’intero massiccio si racchiude a sud-ovest nella Campania e a nord-est nel Molise.
Parco Regionale del Matese
L’area protetta del Parco Regionale del Matese (Piazza Vittoria - San Potito Sannitico - Caserta - tel. 0823786015 - www.parcoregionaledelmatese.it) si caratterizza per il suo paesaggio tanto vario quanto incantevole. Attraversando il parco si incontrano pascoli e prati, foreste e improvvise radure, laghi e corsi d’acqua, siti in cui è possibile rinvenire i segni della storia dell’uomo che da queste parti si è affacciato con i Sanniti prima e con i Romani in seguito. Se vi capitasse di contemplare i 2050 metri di una delle cime del Matese, il Miletto, intorno alle prime luci dell’aurora, provereste sicuramente la suggestiva sensazione di scorgere il sole levarsi sull’Adriatico e la luna che contemporaneamente splende ancora sul versante bagnato dal mar Tirreno. I tre laghi osservabili dalla vetta del monte più alto di questa catena appenninica si chiamano lago Matese, lago di Gallo e lago di Letino. Ma da qui si vedono anche la catena delle Mainarde e, ancora più lontani, la Maiella e il Gran Sasso. Sensazionali sono soprattutto gli scenari naturalistici inventati dalla costituzione di questa roccia, il calcare. Sono grotte profonde, composte da pozzi e meandri dove scorrono torrenti impetuosi che danno vita a cascate e laghi immersi nella quiete rotta soltanto dal rumore delle acque. Nelle valli e suoi pianori si possono invece incontrare cavalli selvaggi, o greggi e mandrie intente a ruminare con placido appetito.
Chi non avesse voglia di camminare su percorsi tecnici nel Parco del Matese può dedicarsi alle altre diverse e molteplici attività. Sulle acque dei laghi in quota, ad esempio, si può navigare con imbarcazioni a remi come i vecchi lontri, tipici di queste parti, oppure sbizzarrirsi su canoe e kayak. Anche il torrentismo è uno sport praticato da queste parti. Le zone umide intorno ai laghi si offrono molto bene agli interessati al birdwatching e, fra l’altro, sono diverse le specie che si incontrano da queste parti come le aquile che abitano le montagne. Numerosi prati che costellano la zona sono perfetti per allenarsi o cimentarsi, anche per la prima volta, nel tiro con l’arco. Le aziende locali offrono l’opportunità di praticare l’equitazione e, a riguardo, le opzioni variano dalle brevi passeggiate ai più lunghi itinerari per radure e boschi. Chi sia interessato all’arrampicata sportiva dispone di ottime pareti di calcare per fare palestra; sono le pareti della Civita di Pietraroja o quelle del San Lorenzello, o ancora quelle della valle Orsara o dalle parti di Letino. Non mancano i mozzafiato lanci con il parapendio e il deltaplano.
Il cicloturismo dispone invece della Valle Alifana, non meno che dei vasti tavolieri che si trovano in quota. I percorsi per la mountain bike sono davvero molti. Attraverso le sterrate si oltrepassano boschi e pianure per collegarsi quasi con ogni angolo del Matese. Fra le vere e proprie piste ciclabili, che ormai si stanno attrezzando, interessante è la vecchia via che conduce alla foresta di Lavelle. Il percorso si addentra in una zona scavata dal torrente Titerno che si colloca ai piedi del fascinoso monte Cigno. Questo per quanto riguarda le attività estive.
D’inverno l’atmosfera si colora di bianco e si aprono le piste da sci e gli impianti di risalita soprattutto, da dicembre a marzo, sulla Bocca della Selva dove sciatori e appassionati di snowboard scivolano sulle piste. Lo sci escursionismo si pratica pressoché ovunque e le montagne del Matese si popolano d’inverno delle gare di fondo alle quali si può assistere soprattutto dalle parti del monte Orso. Per maggiori informazioni su ognuna di queste iniziative è possibile rivolgersi alle associazioni o alle pro-loco disseminate sul territorio. Queste montagne vantano anche l’esistenza di località appartate e silenziose, dove ci si può inoltrare sia per conto proprio, sia affidandosi all’esperienza delle guide. Attività d’elezione sui monti del Matese è, infine, la speleologia, pratica che richiama nella zona un buon numero di esperti interessati a studiare la configurazione di queste montagne e delle loro numerose grotte.
Parco Regionale del Partenio
Il Parco Regionale del Partenio (Ente Regionale Parco del Partenio: Via Borgonuovo, 25/25 – Summonte - Avellino – tel. 0825691166) copre una piccola fetta della provincia di Caserta per distendersi, in tutta la sua ampiezza, in quella di Avellino, Benevento e Napoli, con le prime due a occupare la parte più ampia.
È invece interamente incluso nella provincia di Caserta il Parco di Roccamonfina-Foce Garigliano (Via Cavalluccio, 16 - Sessa Aurunca - Caserta – tel. 0823935518 – numero verde 800445444 da utilizzarsi anche per la segnalazione di illeciti ambientali). Roccamonfina offre un itinerario che si inoltra fra i borghi antichi inclusi nell’area del Parco e giunge a visitare anche un piccolo paese fantasma, rimasto intatto ma abbandonato da tempo. La partenza è prevista dalla piazza Nicola Amore, della stessa Roccamonfina, per salire lunga una prima strada antica che anni addietro collegava il paese con la frazione Fontanafredda. Dopo alcuni minuti di passeggiata si incontra un’altra frazione, San Domenico: al centro della sua piccola piazza diparte il sentiero che ci porterà a Cerquarola, il suddetto paese fantasma. La sua curiosa caratteristica consiste nel non avere abitazioni singole, così che il borgo si raccoglie in una sola grande costruzione. Nelle vicinanze, con la sua forma a cono capovolto, troviamo l’antico serbatoio per la conservazione della neve, la cosiddetta nevera. Tutto intorno i maestosi castagni da frutto, la tipica coltura del parco che ci circonderà per buona parte del nostro cammino. A questo punto si noterà, guardando verso sinistra, la mole del monte La Frascara e, all’opposto, i 1005 metri del Santa Croce.
Nella frazione San Domenico sorge l’omonimo convento che risale al 1600. Lungo il tracciato che andiamo a percorrere, usando il binocolo, si possono osservare, con un po’ di fortuna, diversi esemplari di picchio: il muratore, il verde, il picchio rosso maggiore e anche qualche uccello rapace. La frazione di Fontanafredda, che da San Domenico raggiungeremo a breve sempre immersi nei boschi di castagno, è rinomata per le sue sorgenti.
Inoltrandoci per “via di Vallescura”, come gli abitanti del luogo chiamano questo sentiero, si costeggiano ampi muretti a secco che ci guidano fino al borgo chiamato Gallo. Da qui si raggiunge poco dopo la frazione Voria di Gallo, per poi conquistare ancora un’altra frazione, che porta lo stesso nome del paese fantasma, Cerquarola, e che sarà il nostro arrivo.
La Riserva Naturale Lago di Falciano
La Riserva Naturale Lago di Falciano (per maggiori informazioni contattare il Comune di Falciano del Massico: Corso Garibaldi, 1, Falciano del Massico – tel. 0823931242) si trova in parte nel territorio dell’omonimo comune e in parte in quello di Mondragone. Il lago di Falciano è di origine vulcanica ed è situato alle pendici del Monte Massiccio. La Riserva Naturale è stata istituita nel 1993. Da allora sono in corso lavori di bonifica per ripristinare l’habitat precedente gli anni settanta del Novecento, periodo a partire dal quale l’oasi ha purtroppo conosciuto un certo degrado. Così, già nel 1988 vennero avviati gli studi volti a risanare il lago da un eccessivo carico idrico. I lavori iniziarono nel 1990 con la costruzione di un depuratore delle acque del Canale Lago; più tardi furono avviati quelli destinati a proteggere le sorgenti che sgorgano dal fondale le quali correvano il rischio di venire interrate da una certa esuberanza dei depositi sabbiosi. Il lago ospita ancora oggi un rigoglioso ecosistema la cui vegetazione si caratterizza in modo prevalente per la presenza della tifa, della cannuccia di palude, del falasco e del coltellaccio. Sono inoltre state identificate, sempre all’interno della Riserva Lago di Falciano, ben 88 specie di volatili, sia stanziali che svernanti, nonché numerose specie di migratori.
Eventi a Caserta
Rievocazioni storiche e appuntamenti enogastronomici non mancano a Caserta e nei suoi dintorni. Città in cui sagre, feste e celebrazioni che vengono organizzate attirano ogni anno un buon numero di visitatori. Questi sono ben felici tanto di assaggiare i prodotti locali, quanto di conoscere i percorsi storici di una terra che, anticamente, ha rappresentato la cosiddetta Campania Felix (Campania Prosperosa).
Folklore gastronomico
Da Annibale a Garibaldi è una cerimonia di recente istituzione che coinvolge non soltanto Caserta Vecchia, il bellissimo borgo antico del capoluogo, ma anche una serie di altri centri della provincia. La celebrazione si svolge la metà di luglio e si articola in tre giorni e tre notti. In questa occasione, tra le altre iniziative, sotto i cieli stellati e immersi nel cuore dei borghi si gustano prelibate pietanze. Tutto questo avviene a partire dalle 20.30 del primo giorno quando il pubblico, accolto tra le viuzze del borgo, dà vita a un’atmosfera gradevolmente godereccia. Circa due ore dopo l’atmosfera cambia e ci si accinge ad assistere, nello spazio predisposto dal campo sportivo, a un concerto di musiche antiche.
Il giorno successivo le celebrazioni iniziano la mattina con il gioco della dama animata. Nel primo pomeriggio è la volta di una parata che esibisce le diverse casate di Casa Hirta, come in passato era chiamata la città di Caserta Vecchia. Seguono la battaglia combattuta con gli archi e gli agguerriti duelli all’arma bianca.
Il terzo giorno si partecipa all’apertura del campo medievale e all’inaugurazione della mostra dedicata a Federico II di Svevia. Verso le 15.30 ecco altri duelli che si mescolano alla vita da campo, così come allora la conducevano i guerrieri. Alle 18.30, nella pineta ai piedi del castello, si organizza l’assalto alla cosiddetta Torre dei Falchi e al castello medesimo, rievocazione di quello condotto, ai tempi, dalle truppe papaline. Alle 20.00 si ritorna fra i vicoli del borgo per le degustazioni dei piatti tipici. La celebrazione si chiude in Piazza Duomo con musiche e ballate medievali.
Oltre le manifestazioni che si tengono a Caserta Vecchia, Da Annibale a Garibaldi conosce anche altre tappe tra cui Sessa Aurunca, Aversa, Teano e Capua.
Sagra delle mele annurca
A Terra di Lavoro, e precisamente nella città di Valle di Maddaloni, si svolge la Sagra delle mele annurca (tel. 0823.206389), programmata solitamente nell’ultimo fine settimana del mese di ottobre. Obiettivo della festa è valorizzare un prodotto locale e assolutamente tipico, la mela annurca appunto, orgoglio dei produttori locali e dell’intera cittadina. La Sagra della mela annurca propone, da 18 anni, una serie di concerti all’aperto, spettacoli di artisti di strada e attrattive di varia natura. Tutto questo fa da cornice agli stand allestiti dai produttori locali i quali propongono gli assaggi della loro mela. A questi si aggiungo quelli dedicati ai dolci, preparati con quella stessa mela che ben si presta per la lavorazione in cucina. Della mela annurca, che da sempre contraddistingue la coltivazione campana, si hanno notizie addirittura dagli affreschi ritrovati durante gli scavi a Ercolano. Si tratta di un frutto che caratterizzava la regione quando la stessa era chiamata Campania Felix.
Il Corteo Storico San Vito Martire è una rievocazione della storia di San Vito, il santo patrono della borgata di Ercole, piccola frazione di Caserta prossima alla sontuosa reggia Vanvitelliana. Il corteo si compone di circa 120 figuranti tutti agghindati in foggia romana, così come usava nel 300 d.C., il periodo storico in cui il martire visse santamente e, tragicamente, morì. I 14 quadri di cui il corteo si compone rappresentano i momenti cruciali occorsi nella vita del santo. Oggi i figuranti, con i loro 14 quadri, partono da Mazara del Vallo in Sicilia, dove san Vito nacque, e raggiungono Roma, il luogo del suo martirio. Gli abitanti del borgo di Ercole, il quale non rappresenta che una tappa del corteo itinerante, sentono molto l’evento. A tal fine si impegnano con notevole e generale partecipazione ai preparativi della manifestazione.
Ricette a Caserta
La provincia di Caserta si estende dal massiccio del Matese fino alla zona costiera. La sua tradizione gastronomica affonda qui le radici e si manifesta, in genere, in piatti semplici e di matrice popolare quali sono le zite ripiene o l’anguilla arrostita. Dagli allevamenti del territorio traggono origine gli eccellenti formaggi di latte bovino, primi fra tutti le mozzarelle, rigorosamente di bufala.
Sartù di riso
Descrizione
Tempo di preparazione: 120 minuti circa
Ingredienti
400 gr di riso
il sugo del ragù alla napoletana
1/2 dose di polpette solo fritte
25 gr di funghi secchi ammollati
1 cipolla tritata
4 cucchiai di olio d’oliva
40 gr di burro
100 gr di fegatini di pollo
250 gr di piselli preferibilmente freschi
100 gr di salsiccia
1 mozzarella affettata sottile
2 uova sode tagliate a spicchi
4 cucchiai di parmigiano reggiano grattugiato
burro e pangrattato.
Procedimento
Saltare in tegame i fegatini con un po’ di olio e di burro, levarli e tagliarli a pezzetti. Imbiondire l’olio e il burro restanti e soffriggervi cipolla, quindi aggiungere i piselli e i funghi, che andranno salti e pepati, e lasciati insaporire.
Unire la salsiccia, che andrà tolta non appena cotta per essere affettata e rigettata nel tegame con i fegatini, le polpette e qualche cucchiaio di sugo.
Lessare il riso e condirlo con il restante sugo insieme alle uova e al formaggio. Ora imburrare e passare con il pangrattato una teglia che sia larga intorno ai 20 centimetri e alta 15, disporvi più o meno tre quarti del riso in modo che aderisca per bene alle pareti e al fondo. Nel foro centrale si deve sistemare una metà delle fette di mozzarella, le uova, tutto il ripieno con il sugo, quindi ancora le uova e la mozzarella. Ricoprire con il riso e cospargere di pangrattato, quindi distribuire alcuni fiocchi di burro. Mettere nel forno a 230 gradi per circa mezz’ora.
Lasagne di carnevale
Descrizione
Tempo di preparazione: 180 minuti
Ingredienti
Per il sugo:
una cipolla
3 o 4 cucchiai di olio extravergine
1 kg di pomodori
250 gr di guancia di bovino
1 salamino da cuocere
50 gr di pancetta fresca
sale e pepe q. b.
Per le lasagne:
200 gr di ricotta di pecora
20 gr di lasagne fresche
2 uova
1 panino ricco di mollica
latte q. b.
1 mazzetto di prezzemolo
150 gr di provola affumicata
100 gr di mozzarella
parmigiano grattugiato
sale q. b.
Procedimento
Pelare la cipolla, tritarla e rosolarla nell’olio. Aggiungere la carne, i salamini e la pancetta, ingredienti che dovranno tutti essere tagliati a pezzi. Rosolare il tutto e aggiungere i pomodori, possibilmente San Marzano, passati con il passaverdure. Salare, pepare e lasciar cuocere a fuoco lento per almeno due ore.
Colare la ricotta aiutandosi con un setaccio e con un colapasta ricoperto da uno strofinaccio di cotone. Rassodare le uova, che andranno poi sgusciate e affettate. Ora preparare delle piccole polpette, delle dimensioni di una ciliegia, adoperando la carne del sugo che sarà stata preventivamente tritata. Mescolare con un uovo la carne trita, la mollica del panino ammollata nel latte e un po’ di prezzemolo, anch’esso trito. Infarinare le polpette e friggerle in olio già caldo, quindi assorbire l’eccesso di unto con la carta da cucina.
Affettare la provola e la mozzarella, mettete la ricotta in una ciotola, unire un mestolo di sugo e mescolare il tutto per bene fino a che il composto sarà sufficientemente omogeneo.
Lessare le lasagne al dente, poche alla volta, in abbondante acqua salata, nella quale si sarà versato un filo d’olio per evitare che le lasagne si attacchino, quindi metterle a raffreddare su un canovaccio.
In una teglia distribuire sul fondo un pò di sugo, coprire con uno strato di lasagne, poi distribuire nell’ordine un pò di composto di ricotta e sugo, fettine di provola e di mozzarella, polpette, uova sode a fette, un pò di sugo e una spolverata di parmigiano. Continuare fino a ultimare gli ingredienti. Sull’ultimo strato mettere soltanto il sugo, la mozzarella e il parmigiano.
Cuocere in forno caldo a 180 gradi per almeno un’ora. Le lasagne dovranno essere ber dorate e con i bordi sensibilmente croccanti. Togliere le lasagne dal forno e lasciarle riposare circa venti minuti, quindi servire.
Anguilla arrosto
Descrizione
Tempo di preparazione: 30 minuti
Ingredienti
2 anguille del peso di 400 gr
qualche foglia di alloro
sale marino integrale
olio
aceto
succo di limone
spiedini.
Procedimento
Spellare l'anguilla, tagliarla a pezzi di 6 centimetri e metterli a marinare per un paio d’ore in olio, aceto, sale e succo di limone. Prendere degli spiedini di metallo, oppure degli stecchi lunghi, e infilarvi due o tre pezzi di anguilla, alternando con le foglie di alloro. Disporre il tutto in una teglia, quindi versarvi la marinata avanzata e passare in forno finché il tutto si cuocia.
Farfalle con mela annurca
Descrizione
Tempo di preparazione: 30 minuti
Ingredienti
50 gr di scalogno
200 gr di cipolline novelle
100 gr di guanciale affumicato
330 gr di mele annurca
olio extravergine d’oliva
300 gr di farfalle
20 gr di timo
50 gr di parmigiano
200 dl di vino bianco
0,30 dl di brandy
20 gr di burro.
Procedimento
Tritare insieme lo scalogno e le cipolle novelle, quindi versare il trito in padella insieme all’olio e al vino bianco e lasciare che appassisca a fuoco dolce. Affettare il guanciale a liste sottili e porlo in forno a 180 gradi finché diventi ben croccante.
Lessare le farfalle in acqua già salata quindi scolarle al dente.
Affettare le mele a cubetti per saltarle in padella con il burro. Aggiungere il brandy e lasciarlo evaporare. A questo punto aggiungere il guanciale, i cubetti di mele, la pasta e il parmigiano alle cipolle e allo scalogno. Amalgamare il tutto. Unire una spolverata di pepe nero appena macinato e servire caldo.
Zite ripiene
Descrizione
Tempo di preparazione: 60 minuti
Ingredienti
Per il ragù:
800 gr di lacerto di manzo
50 gr di prosciutto
70 gr di pancetta
1/2 cipolla
1 o 2 spicchi d’aglio
prezzemolo
vino rosso secco
2 dl di olio extravergine di oliva
200 gr di concentrato di pomodori
sale e pepe.
Per il ripieno:
200 gr di carne macinata
250 gr di ricotta
1/2 cipolla
parmigiano grattugiato
salvia
maggiorana
timo
1 uovo
vino bianco secco
olio extravergine d’oliva
sale e pepe.
Procedimento
Soffriggere in padella aglio, cipolla, pancetta e prosciutto. Aggiungere la carne e irrorare con il vino rosso al quale, una volta sfumato, andranno aggiunti i pomodori. Lasciare in cottura.
Per il ripieno, soffriggere in olio ben caldo la cipolla e aggiungere la carne macinata e gli aromi. A cottura ultimata lasciare che il composto raffreddi quindi metterlo in una terrina in cui si aggiungeranno la ricotta, il formaggio e l’uovo.
Riempire, con il ripieno, 400 gr di zite (fatte in casa o comprate) e sistemarle in una pirofila. Coprire con il ragù e infornare per 25 minuti.
Utilità su Caserta
In aereo
Aeroporto Capodichino: Via del Riposo, 95 – Napoli - tel. 0817896521 - fax 0817896324 – www.gesac.it
L’aeroporto Capodichino è il più vicino a Caserta per raggiungere la quale esiste un servizio Bus (BUS CTP: info 800200114) a 300 metri dal Terminal 1. Gli autobus partono circa ogni 90 minuti. All’aeroporto è possibile, inoltre, noleggiare l’auto. Di seguito i riferimenti in merito.
Avis Autonoleggio: tel. 0817516052 - www.avisautonoleggio.it
BudgetItalia: tel. 0817899038 - www.budgetautonoleggio.it
Locauto: tel. 0817518899 - amedeomasotti@locauto.it
Europcar: tel. 0817805643 - www.europcar.it
In auto
Per raggiungere Caserta è necessario percorrere l’autostrada A1, detta anche Autostrada del Sole, Napoli-Roma, e uscire agli svincoli di Caserta Nord o Caserta Sud. La distanza da Napoli è di 25 km. L’autostrada A1 conduce a Caserta anche dal Nord.
In treno
Caserta è servita dalla locale stazione ferroviaria che si trova in Piazza G. Garibaldi, 1. Biglietteria: tel. 0823322060
Assistenza Clienti: tel. 0823.325479
Trasporto pubblico urbano
Cooperativa Taxi 2000: Piazza G. Garibaldi, 1 - tel. 0823322400
L’ACMS (Azienda Casertana Mobilità e Servizi) ex CPTC è la società che si occupa del trasporto sul territorio del comune di Caserta e di una vasta area limitrofa. La società mette in comunicazione il capoluogo di provincia con tutte le città e quasi tutti i paesi del casertano.
Sul sito del comune di Caserta (www.comune.caserta.it) si trovano tutte le informazioni necessarie per la mobilità in questa città.
Musei
Reggia di Caserta - Parco della Reggia: Via Douet, 2/A – tel. 0823.2774111 - www.reggiadicaserta.org
Turismo
Ente Provinciale per il Turismo (EPT) - Palazzo Reale Caserta: Viale G. Douhet - tel. 0823321137 - www.eptcaserta.it
Approfondimenti su Caserta
Giocare a golf a Castel Volturno
Il VolturnoGolf dell’Holiday Inn Resort Naples-Castel Volturno è un bel campo a 18 buche fornito di Club House. È considerato un prestigioso punto d’incontro che mette a disposizione degli sportivi tutti i servizi necessari. È, a quanto pare, uno dei più importanti campi da golf della regione. È sede di tornei internazionali ed è immerso in un paesaggio davvero molto bello, con un tracciato che, su progetto dell’architetto David Mezzalane, si trova lambito dal mare. Sono 5889 i metri di Par 71 posti sul sinuoso terreno arricchito da dune e ostacoli d’acqua. Nella pineta si trovano le prime 9 buche, mentre dal terreno delle seconde, proprio a ridosso del mare, nelle giornate limpide si osservano le isole di Ischia e Procida.
VolturnoGolf: Via Domitiana Km 35 + 300 - Castel Volturno - Caserta – tel. 0815095150
Il Presepe Reale della Reggia
Dalle sale di lettura della magnifica Biblioteca Palatina, curata da Maria Carolina e in seguito arricchita da Ferdinando II con circa 10 000 volumi delle varie arti e scienze dell’epoca, si accede alla sala ellittica. Qui si trova il Presepe Reale addobbato con statuette del ‘700 e dell’‘800, alcune delle quali firmate. Più volte i pezzi sono stati trafugati e a volte anche ritrovati. In realtà, proprio a causa dei continui furti, il presepe che osserviamo oggi è purtroppo una ricostruzione di quello allestito ai tempi per Ferdinando II.
Informazioni sulla Reggia di Caserta
Gli orari per la visita agli Appartamenti reali vanno dalle 8.30 alle 19.30. All’interno dell’immenso palazzo è possibile visitare anche il Museo dell’Opera.
Di seguito riportiamo i riferimenti per ottenere maggiori informazioni sulla Reggia.
Biglietteria della Reggia di Caserta-Complesso Vanvitelliano: tel. 0823448084 - 0823277380 - www.reggiadicaserta.org
Museo dell’Opera: tel. 0823.321127 - 0823.448084
Cospicue informazioni su Palazzo Reale si possono trarre anche dall’Ente Provinciale per il Turismo (tel. 0823322233 - 0823550011).
La vera Caserta
Distante circa 10 km da quella che oggi è Caserta e che, quando iniziò a sorgere, si chiamava Caserta Nuova, il vecchio borgo era in realtà, per così dire, la Casairta originaria. Nata secondo alcuni sulle spoglie dell’antica Satìcula, secondo altri, e pare più probabile, intorno al sec. viii per mano dei Longobardi di Capua. Dopo diversi cambi d’appartenenza fu città regia nel 1750. Ma quando si iniziò a costruire la Nuova i vescovi la abbandonarono, la città perdette di importanza e finì per interrompere il suo sviluppo urbano e spopolarsi.
La speleologia
Nel Matese si aprono grotte di ogni tipo. Quelle chiamate “minori” sono l’inghiottitoio di Campo Rotondo, da cui traggono alimento le sorgenti del Lete, e l’inghiottitoio di Sava, nei pressi di Gallo. Secondo gli speleologi sprofondare in una grotta significa fare un viaggio nel tempo, viaggio che sul Matese è possibile intraprendere. Qui si tengono,corsi dedicati alla speleologia grazie ai quali è possibile effettuare vere e proprie esplorazioni in quegli ambienti che vengono definiti “l’ultima frontiera dell’esplorazione geografica”.
L’Eremo di San Vitaliano È situato dalle parti di Casola, uno dei casali che circondano Casertavecchia, e si trova inoltre nei pressi della sorgente d’acqua Tellina, sui colli Tifatini. È questo l’eremo di San Vitaliano. Così si chiama perché secondo un’antica credenza vi sostò quel sant’uomo che fu anche il vescovo capuano che portava quel nome. Proprio per questo motivo l’Eremo di San Vitaliano è ancora oggi meta di pellegrinaggio, e lo è anche per gli abitanti dei vicini casali che ogni anno vengono a venerare un uomo e un santo vissuto circa mille anni fa.
Lo scalone reale
La magnificenza e la bellezza della Reggia di Caserta si manifestano, tra l’altro, nello scalone reale, capolavoro dell’architettura tardo barocca. Sono le misure a farne la grandezza: a doppia rampa, è largo 18.50 metri, alto 14.50 e si sviluppa su 117 gradini. Il talento dell’architetto è consistito nel mantenere proporzioni equilibrate in una tale pomposità. È abbellito da leoni in marmo scolpiti da artisti in voga all’epoca, Pietro Solari e Paolo Persico. Il soffitto, a doppia volta ellittica, è stato affrescato da Girolamo Starace-Franchis.
Falerno del Massiccio
Preparato integralmente con uve Falangina, ha colore paglierino tendente al bianco con bei riflessi verdognoli. Il suo profumo è vinoso e gradevole e il suo sapore si presenta asciutto e sapido. La Doc prevede inoltre una tipologia di Rosso, con uve Aglianico e Piedirosso, talvolta anche Primitivo e Barbera, e una Riserva che richiede due anni di invecchiamento obbligatorio che può tuttavia protrarsi fino a 10-11 anni. Quest’ultimo è un vino di pregio che ben si accompagna a carni rosse e selvaggina, ma anche ottimamente ai formaggi stagionati.
Mozzarella di Mondragone
La mozzarella di Mondragone è definita un formaggio fresco a pasta filata. Viene ricavata unicamente da latte di bufala, animale solitamente allevato, come si dice, a stabulazione semilibera. Le forme di questo formaggio possono essere tondeggianti o a treccia, le pezzature vanno dai 20 agli 800 grammi. Ha un colore bianco porcellanato, la crosta è molto sottile e la superficie non è mai né viscida né scagliata, bensì liscia. Il siero, che ne gronda
al taglio, ha il profumo caratteristico dei fermenti lattici.
Oasi di Bosco San Silvestro
L’Oasi di Bosco San Silvestro è un’area protetta che offre un itinerario naturalista-didattico della durata di circa due ore e mezzo di camminata. Si divide in quattro tappe educative che sono: il Giardino delle Felci, una pianta che dura dal Paleozoico ed è qui ospitata all’interno di una cavità naturale; il Giardino delle Farfalle, che vanta il primato in Europa per dimensioni e rende noto ai visitatori che le farfalle sono lepidotteri con funzioni di indicatori biologici e di eccellenti impollinatori; le Voliere del Centro Recupero Animali Selvatici; le Aree Faunistiche del Daino, del Capriolo e delle Testuggini e le Arnie Didattiche, le cui pareti in vetro permettono di osservare la vita dell’alveare.
Oasi Bosco San Silvestro – Centro Ambientale WWF: tel. 0823361300 – cell. 330796840
Roccamonfina e il Parco
I circa 9000 ettari del Parco Regionale di Roccamonfina-Foce Garigliano si trovano proprio nel cuore della Campania. Il Parco si estende tuttavia anche lungo alcune porzioni del basso Lazio, del Molise e addirittura dell’area urbana di Caserta. Vi sono inclusi i territori comunali di Sessa Aurunca e di Teano, nonché cinque centri della Comunità Montana denominata Monte Santa Croce. E sono lo stesso Roccamonfina, Galluccio, Conca della Campania, Marzano Appio, Tora e infine Piccilli, un insieme di comunità che vale senz’altro la pena visitare.
Soltanto un parco
Il parco della Reggia di Caserta si compone graziosamente di due giardini, uno all’inglese e l’altro all’italiana, che si distendono in lunghezza su tre chilometri per un totale di 120 ettari. Le fontane, le vasche e i giochi d’acqua che collegano tra di loro le due architetture, quella inglese e quella italiana sono sei. Si tratta, nello specifico, della Fontana Margherita, della Vasca e Fontana dei Delfini, della Vasca e Fontana di Eolo, della Vasca e Fontana di Cerere, delle Cascatelle con Fontana di Venere e Adone e infine della fontana di Diana e Atteone sovrastata dalle Grandi cascate terminali. Fra le altre cose nel giardino all’italiana è inclusa la Peschiera, cioè l’allevamento dei pesci serviti alla mensa reale. Del giardino all’inglese il progettista fu Joseph Banks, naturalista che partecipò alla gloriosa spedizione dell’Endeavour del capitano James Cook.
Itinerari e suggerimenti di viaggio
La Reggia non costituisce il solo motivo per trascorrere una vacanza in questa parte di Campania: Caserta e la sua provincia sono infatti un territorio di grande interesse dal punto di vista naturalistico, artistico-culturale ed enogastronomico.
Oltre alle riserve naturali del Parco di Roccamonfina, del Parco Regionale del Matese e dell’Oasi WWF del Monte Massico - ideali per chi ama le escursioni e i paesaggi incontaminati -, la regione offre importanti siti artistici tra i quali il Belvedere di San Leucio - antico e panoramico casino di caccia di Ferdinando IV di Borbone, oggi sede di manifatture seriche tra le più pregiate al mondo e anch’esso protetto dall’UNESCO come patrimonio dell’Umanità. O l’affascinante borgo medievale di Casertavecchia incastonato tra vicoli tortuosi e antiche case in pietra che lo ammantano di un fascino fuori dal tempo. O ancora la quasi sconosciuta Reale tenuta di Carditello, elegante complesso neoclassico che la famiglia Borbone destinò a vera e propria azienda agricola modello per la coltivazione del grano e l'allevamento di razze pregiate di cavalli e bovini e che, insieme alla Reggia vanvitelliana e al complesso di San Leucio, rientra nell’itinerario dei Luoghi Borbonici insieme al Palazzo Reale, al Teatro San Carlo e alla Reggia di Capidimonte a Napoli, al Palazzo Reale di Portici e alla Casina del Fusaro situata al centro del lago omonimo, nella caldera dei Campi Flegrei.
Per chi volesse invece "gustare" itinerari alternativi, la provincia di Caserta offre interessanti tour enogastronomici che si integrano con la tradizione di uno straordinario passato storico. E’ il caso della Strada del Vino in Terra di Lavoro: un affascinante viaggio alla scoperta dell’antica ‘Campania Felix’ che raggiunge le tappe enologiche più significative attraversando zone vinicole da cui, fin dai tempi dei Romani, si ricavano vini di grande fama e pregio come il Falerno, il Galluccio e l’Asprinio d’Aversa.
Prodotti tipici e paesaggi naturali di grande suggestione si alternano anche in itinerari più singolari come il Bufalo Tour: un percorso che porta il turista alla scoperta delle migliori fattorie e aziende casearie delle campagne casertane, per toccare con mano tutte le fasi dell’allevamento delle bufale e degustare la celebre mozzarella o la meno conosciuta carne bufalina, entrambe vere protagoniste della cucina locale.
Altri ancora sono gli itinerari tematici che la provincia di Caserta offre, da quello dei borghi e dei castelli medievali dell’Altocasertano, a quello naturalistico delle sorgenti d’acqua, a quello archeologico delle antiche vestigia romane: tutti luoghi e percorsi ricchi di fascino che possono diventare meta inconsueta di una vacanza fuori dagli itinerari più abituali. |